Lanciato il referendum contro la Legge sulla sorveglianza

Per il comitato presentatosi oggi la misura di controllo è sproporzionata, inutile, e lede la sfera privata delle persone
Il comitato interpartitico alla presentazione del referendum
Ats
12.04.2016 13:30

BERNA - La Legge sulla sorveglianza delle telecomunicazioni (LSCPT) è sproporzionata ed inutile, e lede la sfera privata delle persone. È l'opinione del comitato referendario che ha esposto le proprie idee oggi ai media a Berna.

Lo scorso 18 marzo le Camere hanno approvato le nuove norme, che violano il diritto alla libertà di tutti i cittadini, ha spiegato il consigliere nazionale Franz Grüter (LU/UDC). "Per questo motivo abbiamo deciso di lanciare un referendum".

"Nonostante gli attentati di Parigi e Bruxelles, siamo convinti che la libertà delle persone sia più importante di una presunta protezione dello Stato", ha aggiunto. "La legge approvata presenta troppe lacune". In caso di approvazione del referendum "siamo comunque pronti a lavorare per normative migliori, anche se quelle attuali sono già sufficienti nella grande maggioranza dei casi", ha continuato il lucernese.

Anche Fabian Molina, presidente della gioventù socialista (GISO), ha sottolineato l'importanza della sfera privata. "Non voglio vivere in un mondo in cui tutto quello che faccio o dico viene registrato", ha detto citando Edward Snowden. Con questa legge la Svizzera corre tale pericolo, e la GISO lotta per la difesa dei diritti e contro uno Stato ficcanaso.

Le nuove norme si spingono troppo oltre, e permetterebbero di spiare i computer e gli smartphone di chiunque, attraverso appositi software (i trojan, o cavalli di Troia) statali. Questo aspetto porterebbe anche problemi di sicurezza da un punto di vista strettamente informatico. Inoltre, i dati potrebbero venire salvati all'estero, fatto assolutamente inaccettabile, secondo Molina.

Simile la posizione di Matthias Müller, vicepresidente dei giovani liberali-radicali: "è chiaro che la caccia ai criminali non può capitolare davanti all'evoluzione tecnica. Ma bisogna chiedersi in quale proporzione e a quale prezzo procedere. Dovrebbe sempre valere il motto 'In dubio pro libertate', nel dubbio scegli la libertà".

La giustizia sembra impotente di fronte a piccoli gruppi di fanatici, e come reazione vuole trattare come sospettata l'intera popolazione, ha continuato Müller. "Siamo contrari a una sorveglianza di massa".

"Molti argomentano che chi non ha niente da nascondere non deve temere niente dalla sorveglianza", ha affermato Pascal Vuichard, co-presidente dei giovani Verdi liberali. "Si tratta apparentemente di una frase giusta, ma sarebbe come dire che non bisogna abolire la pena di morte poiché chi non è un assassino non ha niente da temere".

Si tratta di intromissioni nella sfera privata che oltretutto non sono efficaci. Fornitori di servizi popolari come WhatsApp non hanno né infrastrutture né sede in Svizzera, e non sarebbero quindi coperti dalla legge, ha detto ancora Vuichard. In molti casi, le norme sarebbero persino inutili, poiché è possibile arrivare ai dati senza dover utilizzare dei trojan statali. Skype, ad esempio, lavora con le autorità grazie ad un'ordinanza del tribunale, ha aggiunto.

Il comitato per il referendum conta sulla presenza delle sezioni giovanili di PS, Verdi liberali, PLR e UDC, oltre che del Partito pirata e di organizzazioni come Swico e Diritti fondamentali. Il termine per la raccolta delle firme scade il prossimo 7 luglio.